lunedì 4 giugno 2018

Recensione #21: La follia o l'amore? di Nino Inzerillo

La follia o l’amore? è il romanzo di Nino Inzerillo che chiude la saga iniziata con Il terremoto inventato.


Trama
Il professore, protagonista della saga letteraria iniziata con Il Terremoto Inventato, si trova di fronte alla necessità di imporre una netta svolta alla propria vita, sia sentimentale sia professionale. Ci sono dei sogni da realizzare, quello di diventare uno scrittore affermato e l'altro, di riprendere una vita sociale e trovare la donna che sappia accoglierlo ed amarlo. Una scelta che, almeno apparentemente, si restringe a due sole scelte: l'amore o la follia. Ci sarà una soluzione che sappia conciliare le due direzioni, almeno apparentemente polari, dicotomiche? Non è forse vero che amore e follia hanno più cose in comune di quanto siamo soliti affermare?

Recensione
Il romanzo conclusivo della saga di Nino Inzerillo era assolutamente necessario per chiudere una gestalt – come piace dire all'autore stesso – altrimenti incompiuta. Punto forte di quest’ultimo romanzo: un finale per nulla scontato. Sembra quasi che le scelte compiute per il Professore-personaggio servano anche all'autore per trovare un riscatto per sé.

La prima parte del romanzo ha degli aspetti sia positivi che negativi. Vi sono molte pagine piene di piacevoli riflessioni sull'amore, sulla solitudine, sul tempo e altri argomenti. Inoltre, una delle prime considerazioni ha a che fare con la delusione di sentirsi un fallimento come scrittore. Da qui, si apre un intero capitolo dedicato ai romanzi già scritti e all'esperienza di scrittura: vengono esposte delle critiche dirette a chi aspetta di ricevere il libro gratuitamente per leggerlo o, ancora, si possono trovare i pensieri di delusione dell’autore stesso, certo di aver scritto dei romanzi di qualità che non ottengono il successo che meritano. Tutti questi elementi sono piacevoli da leggere e affrontare, sono ottimi spunti di riflessione e si toccano argomenti che spesso si danno per scontati. L’ultimo degli argomenti prima citati, però, rende il tono della narrazione troppo polemico, appesantendo la piacevolezza della lettura. Un altro elemento si può considerare tanto positivo quanto negativo: è il capitolo sui metaloghi (definiti come conversazioni su argomenti problematici, in cui le risposte rimandano sempre ad altri quesiti e concetti). Si tratta di un capitolo davvero interessante dal punto di vista sociologico e antropologico, comprensibile più facilmente da chi ha già maggiore dimestichezza con tali argomenti, magari proprio perché ha avuto modo di affrontare studi sociologici. Chi non ha alcun interesse o conoscenza in questo campo, potrebbe trovare piuttosto noioso questo argomento, tanto più perché non si tratta di un semplice accenno ma vi si dedica un intero capitolo. Così come aveva fatto Bateson, l’autore riporta dei veri e propri esempi di metaloghi, che però risultano ripetitivi (diverse interviste realizzate da alcune blogger, per esempio).

Lo stile si riconferma quello a cui eravamo già abituati: ricercato, curato e mai banale. La narrazione continua ad essere in prima persona e dal punto di vista del protagonista, così da mantenere quella vicinanza e quell'intimità tra lettore e personaggio già creata nei romanzi precedenti.

Ringrazio infinitamente l’autore per avermi permesso di leggere i suoi romanzi e aiutarlo, seppur in piccolo, ad aumentarne la visibilità. Consiglio in generale la lettura del primo capitolo della saga, Il terremoto inventato: riuscirà a coinvolgervi davvero in profondità e non potrete fare a meno di proseguire con gli altri capitoli per arrivare alla conclusione con quest’ultimo romanzo.

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