domenica 6 maggio 2018

Recensione #17: Madame Bovary di Gustave Flaubert

Madame Bovary (1856) è il testo più celebre dello scrittore francese Gustave Flaubert. Inizialmente pubblicato a puntate su una rivista, suscita subito scandalo nella società dell’epoca, principalmente per la narrazione degli adulteri della protagonista.


Trama
Il romanzo si apre con Charles Bovary, un modesto medico che vive a Tostes seguendo le direttive della madre, sia dal punto di vista lavorativo che affettivo. L’uomo rimane presto vedovo della prima moglie, più vecchia di lui, e sposa in seguito la giovane e carina Emma Rouault. Emma è cresciuta leggendo libri, romanzi, storie appassionanti e sogna una vita come quella che trova nelle sue letture: il matrimonio con Charles sembra essere l’evento che aspettava per godere a pieno dei piaceri da lei sperati, ma presto rimane delusa e annoiata dalla vita mediocre che conduce insieme a Charles. Il marito, per risollevarle il morale, decide che si trasferiranno a Yonville e spera che ciò possa giovare alla moglie. Dopo il trasferimento, Emma dà alla luce una figlia, ma questo contribuisce ad alimentare la sua disillusione sulla vita, poiché sperava di avere un maschio. La sua condizione la porta ad accettare il corteggiamento di Léon, un giovane praticante notaio che non riesce però ad esprimerle i suoi sentimenti prima di partire per Parigi per terminare i suoi studi. Emma intreccia, perciò, una relazione amorosa con Rodolphe, un ricco proprietario terriero, dal quale verrà però abbandonata dopo che l’uomo si sarà stancato di lei. Durante una serata a teatro a Rouen, Emma rivede Léon e intraprende con lui una nuova relazione. La donna è ancora alla ricerca della vita ideale che sognava fin da piccola, ma non immagina quali saranno le conseguenze delle sue illusioni.

Recensione
Il romanzo di Flaubert si impone come manifesto del realismo letterario che verrà a seguire: i fatti vengono esposti da un narratore esterno e con uno stile oggettivo e distaccato, senza dare, dunque, nessuna valutazione a fatti, eventi o condotta dei personaggi. Lo stile dello scrittore ci presenta i vari avvenimenti raccontandoli dal punto di vista dei vari personaggi: possiamo, così, sperimentare la tranquillità di Charles, essere testimoni delle smanie di Léon, testare il malessere e l’eccentricità di Emma, seguire l’euforia di Rodolphe fin quando non si trasforma in noia. I diversi punti di vista si alternano senza infastidire minimamente il lettore e ciò avviene non soltanto tra un capitolo e l’altro, ma anche all'interno di uno stesso capitolo (invito, a tal proposito, a leggere il capitolo III della seconda parte del romanzo: inizialmente abbiamo il punto di vista di Léon, passiamo poi a quello del farmacista Homais, ci spostiamo a quello di Charles, vediamo quello di Emma e torniamo, infine, a Léon). Infine, la bravura narrativa di Flaubert si vede anche nella prima parte del romanzo che serve a farci conoscere i personaggi di Charles ed Emma e, soprattutto, a farci comprendere la sofferenza di quest’ultima. Le giornate di Emma, infatti, si susseguono sempre uguali, monotone, noiose e il malessere della protagonista viene trasmesso in modo così perfetto da pervadere perfino l’animo del lettore.

La protagonista indiscussa del romanzo è Emma: la ragazza accresce fin da giovane le sue conoscenze attraverso i testi del periodo del Romanticismo (tanto letterario quanto sentimentale), periodo che Flaubert vuole contestare anche attraverso i suoi scritti. Il Romanticismo letterario ha, infatti, alimentato i sogni di Emma con illusioni che lei stessa riverserà nelle relazioni extraconiugali con Rodolphe e Léon. Emma si trova, dunque, inconsapevolmente, tra due fuochi: da una parte le sue aspettative basate sulle sue letture, dall'altra la realtà tranquilla ma mediocre al fianco del marito. Non a caso, è entrato nel lessico comune il termine “bovarismo”, intendendo l’insoddisfazione e la noia per la propria esistenza ed il tentativo di fuga attraverso l’immaginazione di una vita con tutti i sogni ed i desideri inespressi.

Charles è il secondo protagonista della vicenda, nonostante il romanzo si apra proprio su di lui. Il giovane Bovary ci viene subito presentato come succube dei desideri della madre: la donna vuole che il figlio diventi medico e riuscirà nel suo intento. Charles riesce ad essere piuttosto bravo nel suo mestiere, ma è fin troppo chiaro che non si tratta della sua reale vocazione: si occupa sempre di malati “regolari”, non ambisce a conoscere malattie inusuali e i corrispettivi rimedi, prescrive ai suoi pazienti delle cure il più possibile naturali e semplici, finisce col peggiorare la situazione di un pover'uomo a causa dell’ostinazione della moglie e dell’amico farmacista, si vede costretto a chiamare degli illustri medici dalle città vicine quando si trova davanti a dei casi per lui incomprensibili. Nonostante la sua mediocrità e i suoi fallimenti, il signor Bovary non si mostra mai preoccupato del giudizio altrui e non prova nemmeno rimorsi verso sé stesso. La costante dell’uomo sarà quella di essere sottomesso alle volontà altrui: della madre prima e di Emma poi, non per semplice inettitudine, ma perché profondamente innamorato di loro al punto di non riuscire a contraddirle.

Homais è un altro personaggio molto particolare, anche se non direttamente protagonista. È il vicino di casa dei coniugi Bovary a Yonville ed è anche il farmacista del villaggio. Fin da subito, l’uomo si presenta opportunista e terribilmente logorroico. Più d’una volta si rende insofferente al lettore quando compare nelle varie scene: leggere il nome di Homais equivale a rassegnarsi ad interminabili spiegazioni e riflessioni. Il farmacista è un personaggio rilevante soprattutto perché incarna le idee illuministiche, il trionfo della ragione e l’importanza della scienza. Sebbene i suoi discorsi siano piuttosto lunghi e spesso intollerabili, dalle sue parole si evince chiaramente quell'esaltazione della ragione e della filosofia tipica dell’Illuminismo. Tutto ciò emerge ancora più chiaramente alla fine del romanzo, quando vengono riportati i suoi battibecchi con Don Bournisier sulle differenze tra la scienza e la religione. Inoltre, il farmacista è anche un uomo piuttosto pragmatico e che guarda principalmente al proprio tornaconto (durante una tragedia, non esiterà a preoccuparsi di un pranzo insieme a due illustri medici, mentre è consapevole che a poca distanza da casa sua si sta svolgendo una disgrazia). Infine, Homais ha anche l’onore e l’onere di chiudere il romanzo: come se i reali protagonisti del libro venissero dimenticati, Flaubert ci informa che Homais ha finalmente ricevuto il riconoscimento che tanto desiderava.

Madame Bovary è davvero un romanzo rivoluzionario, tanto dal punto di vista stilistico che contenutistico. Viene studiato nelle scuole, ma difficilmente si riesce a trasmettere la reale grandezza del testo e del suo scrittore: le conoscenze scolastiche quasi “profanano” la genialità flaubertiana che può essere compresa a fondo solo attraverso la lettura diretta del romanzo.

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