venerdì 9 febbraio 2018

Recensione #8: Via dalla pazza folla di Thomas Hardy

Via dalla pazza folla è il primo romanzo che possa essere definito completo realizzato dallo scrittore inglese Thomas Hardy nel 1874.


Trama
Il romanzo si apre con il fittavolo Gabriele Oak che vede passare per caso sulla strada una carrozza con una giovane donna carina ma anche molto vanitosa. Nel giro di poco tempo, Oak approfondisce la conoscenza della giovane, si innamora di lei e la chiede in sposa. Batsceba, questo il nome della ragazza, decide però di rifiutare la sua proposta. Ad Oak non resta altro da fare che continuare la sua vita come prima, ma il destino è con lui avverso e perderà tutto il suo gregge in un incidente. Sarà costretto a prestare lavoro come pastore per poter vivere e scoprirà con sorpresa che la sua padrona altra non sarà che Batsceba Everdene. La ragazza, infatti, ha intanto ereditato un podere e una dimora dallo zio e diventa dunque una fittavola e una buona padrona per i suoi dipendenti. La bella fanciulla si ritrova adesso ad essere corteggiata da tre uomini: Gabriele Oak, che si mette un po’ da parte e si accontenta di essere suo amico; il fittavolo Boldwood, che si innamora dopo che Batsceba gli manda un biglietto per San Valentino che doveva essere solo uno scherzo; il sergente Troy, amante delle donne e con dei segreti nascosti che pochi altri conoscono. Chi dei tre pretendenti avrà la meglio? La Provvidenza sorriderà ai protagonisti di questa storia o il Fato sarà avverso?

Recensione
Conoscevo già Tess dei D’Urberville di Thomas Hardy, il suo capolavoro. Molti degli elementi che fanno di Tess il suo più grande romanzo li ritroviamo anche qui, in uno dei primi della sua carriera di scrittore.

Uno degli elementi più belli dello stile di Hardy è il suo modo di descrivere la natura che ricorda i dipinti di Constable o le poesie di Wordsworth. Non si può fare a meno di figurarsi un dipinto che prende forma attraverso le parole dello scrittore, che sia un campo in cui lavorano i contadini o una notte tempestosa durante la quale Oak mette in salvo il raccolto della padrona (si citeranno perfino le pecore o le rane e le lumache che avvertono il presagio del temporale, semplicemente poetico).
Lo stile dello scrittore è, inoltre, molto particolare e all'avanguardia, rispetto al periodo in cui opera. In alcuni passaggi si rivolge direttamente al lettore, facendolo sentire parte della narrazione, come se fosse uno spettatore diretto degli eventi, anche se non può essere visto dai personaggi. Inoltre, il suo modo di scrivere fa sembrare il suo romanzo quasi un copione cinematografico, in alcuni casi: si trovano dettagli posti tra parentesi che guidano il lettore a comprendere meglio la scena o anche i dialoghi a volte sembrano quasi un insieme di battute per degli attori.

Nei romanzi di Hardy, è il Fato o il Caso che regola il destino degli uomini, solitamente in modo negativo: Gabriele Oak, per esempio, è colpito da un infausto destino quando perderà il suo gregge e con esso il suo stato economico e perciò costretto ad offrire il suo lavoro altrove per poter continuare a vivere. Questa prima sventura è presagio di molte altre a seguire, soprattutto per gli altri personaggi, ma la presenza di Oak ci rassicura, facendoci sperare che tutto possa andare per il meglio. Capiamo subito il peso che la Provvidenza ha nella narrazione e nessuno riesce a sfuggire alla fatalità degli eventi: da Gabriele, il primo a subire la negatività del Fato, a Batsceba, attraverso le scelte sbagliate che fa; da Troy, che per vanità abbandona la donna amata, a Boldwood, guidato dalla sua pazzia d'amore. Raramente gli eventi hanno poi un esito positivo, ma vi assicuro che in qualche caso questo avviene e, certamente, questo romanzo è più lieto rispetto a Tess (e con tutti gli eventi negativi che vi si ritrovano è quanto dire!).

I personaggi sono descritti in modo davvero sublime e vale la pena soffermarsi quantomeno sulla protagonista. Dai suoi modi di fare, dal suo comportamento e dalle sue parole, capiamo che Batsceba Everdene è una donna forte e indipendente, ma anche piuttosto “instabile”. Permettetemi l’uso di questo termine, perché sarebbe errato pensare che la ragazza pecchi di civetteria. È vanitosa, sicuramente, ma è facile comprendere che alcuni suoi comportamenti – come lo scherzo piuttosto infantile che fa a Boldwood inviandogli un biglietto per San Valentino – non sono dettati dalla sua “civetteria” ma dal suo essere ingenua e incauta. La sua leggerezza si evince chiaramente quando spezza il cuore del suo spasimante Boldwood (e non si limiterà a farlo una sola volta) e lo apostrofa dicendogli di prenderla con buonumore (dovreste proprio immaginare il povero Boldwood, pazzo d’amore per lei, che si sente dire queste parole!). Batsceba è sicuramente una donna piuttosto moderna per il periodo, oltre che mostrarsi forte e indipendente dal punto di vista degli affari, dal punto di vista sentimentale rifiuta perfino dei matrimoni vantaggiosi (prima con Oak e poi con Boldwood) così come fece anche la Elizabeth Bennet di Jane Austen, con la differenza che la seconda rifiuta per mancanza d’affetto nei confronti dei pretendenti mentre la prima soltanto per leggerezza e autocompiacimento (infatti non si farà problemi ad illudere e tenere sulle spine Boldwood pur non volendolo sposare).

L’atmosfera del romanzo è quasi sempre cupa e triste, ma non dal punto di vista della natura (spesso si descrivono splendide albe o tramonti, giornate di sole e serate allegre). Si tratta più che altro di una sorta di oscurità che sembra aleggiare al di sopra dei personaggi e che ci rammenta che la sventura è sempre in agguato. Nonostante quest’atmosfera, però, non mancano i momenti divertenti o le battute di spirito. Ricordo con un sorriso uno dei primi momenti durante i quali Batsceba si occupa della paga per i suoi dipendenti. Uno di essi è balbuziente e la donna non gli fa terminare la sua infinita frase dicendogli: «potete finire di ringraziarmi fra un giorno o due».

Sono pochi i difetti che vi si possono riscontrare. Uno di questi è l’enorme quantità di riferimenti biblici, che io non sarei riuscita a cogliere se non vi fossero state le note esplicative. I personaggi stessi hanno nomi biblici, d'altronde (Batsceba legato a Betsabea e Gabriele, tra gli altri). Vi sono anche tanti riferimenti letterari (da Shakespeare a Keats o a Scott), ma questi sono piuttosto piacevoli. L’altro elemento negativo è in realtà legato all'edizione Garzanti che posseggo e riguarda la traduzione in italiano dei nomi (così come ve li ho riportati in questa recensione). Mi infastidiva parecchio che il sergente Frank Troy diventasse nel mio testo Franco Troy o che Gabriel Oak fosse qui Gabriele.

Nonostante ciò, sono riuscita comunque ad apprezzare questo capolavoro della letteratura inglese e vi consiglio caldamente di recuperarlo, qualora non lo conosciate già.

2 commenti:

  1. Ciao, nuova follower; complimenti per blog e post; qui l'ultimo appena pubblicato da me: https://ioamoilibrieleserietv.blogspot.it/2018/02/segnalazione-serie-la-principessa-degli_15.html

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    Grazie

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    1. Ciao, grazie per essere passata e per i complimenti :)
      Seguo volentieri anch'io il tuo blog e ho recuperato anche la tua pagina su Instagram :)
      Grazie ancora

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