martedì 24 ottobre 2017

Libri e film #1: L'uomo di neve tra letteratura e cinema

Ciao a tutti!
Oggi, sotto vostro suggerimento, vi parlerò de L’uomo di neve. Ho deciso di esporvi le mie riflessioni tanto sul libro quanto sul film, per cui: cominciamo!


Il romanzo L’uomo di neve è il settimo capitolo di una serie formata da undici romanzi dello scrittore norvegese Jo Nesbø e con protagonista il commissario Harry Hole. Nesbø è oggi considerato il numero uno del noir scandinavo, sulle orme di Stieg Larsson e della sua trilogia Millennium che sono certa conoscerete. La trilogia di Larsson, infatti, è formata dai famosi romanzi Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta; dai libri, inoltre, sono stati tratti dei film davvero molto belli, a mio parere.
Tornando a Nesbø, lo scrittore è in realtà all'attivo già dal 1997. I suoi romanzi, però, iniziano ad essere tradotti a partire dal 2006, anno in cui arrivano finalmente anche in Italia. In tutta sincerità, io ho scoperto l’esistenza di questo scrittore solo un paio di anni fa, ma da allora mi sono prima incuriosita e poi letteralmente innamorata. Ho praticamente cercato di procurarmi la serie di Harry Hole in brevissimo tempo e l’ho subito divorata, pagina dopo pagina, indagine dopo indagine. Ho, poi, atteso con ansia l’uscita dell’undicesimo libro, Sete, avvenuta proprio agli inizi del 2017, per concludere le vicende del poliziotto che ha rapito il mio cuore. Alcuni di voi, probabilmente, lo conosceranno proprio grazie a quest’ultimo libro, schizzato subito molto in alto nelle classifiche di vendita. Harry, inoltre, è un poliziotto anticonvenzionale: non ha molte relazioni sociali ed è alcolizzato, non riesce a staccarsi dall'alcol e questo gli procurerà molti guai sia dal punto di vista lavorativo che affettivo.
In uno degli articoli precedenti, vi ho già detto che uno dei romanzi più belli della serie è, a parer mio, L’uomo di neve. In questo romanzo viene narrata una storia di omicidi davvero particolare ed insolita. Alcune donne norvegesi iniziano a sparire misteriosamente. Lo stesso avviene nella città di Oslo e il caso viene affidato proprio a Harry, soprattutto quando alcune delle donne scomparse vengono ritrovate vittime di efferati omicidi: il serial killer, infatti, non solo le uccide, ma ne smembra anche i corpi, decapitandole o amputando loro gli arti. Harry Hole, grazie all'aiuto della poliziotta appena arrivata da Bergen, Katrine Bratt, scoprirà che l’assassino segue una particolare logica: uccide tutte le donne sposate ma infedeli ai propri mariti e la sua personale firma è un pupazzo di neve nei pressi del luogo dell’omicidio. Dopo essere stato in errore, sospettando gli individui sbagliati, Harry scoprirà, grazie ad un dettaglio che non aveva captato subito, chi è il vero assassino. Intanto, Harry aveva intessuto una relazione con Rakel nei precedenti romanzi, una donna divorziata e con un figlio di nome Oleg. La relazione finisce a causa del problema di Harry con l’alcol e Rakel inizierà una nuova storia con un dottore di nome Mathias, ma il poliziotto continuerà a frequentare sia lei che il figlio proprio grazie al particolare legame che ha stretto con il giovane Oleg.
Il libro è davvero uno dei miei preferiti della serie, forse il migliore insieme a Il pettirosso. Lo stile di Nesbø è davvero coinvolgente e, come Harry, anche il lettore deve porre particolare attenzione a tutti i dettagli, anche i più insignificanti, per riuscire a scoprire l’identità dell’omicida insieme a Hole o anche prima di lui!


Un’altra attesa quest’anno, che mi ha tenuto con il fiato sospeso, è stato il film di Tomas Alfredson con protagonista Michael Fassbender tratto proprio da questo romanzo. Il film è uscito nelle sale il 12 ottobre 2017 e io mi sono precipitata al cinema a vederlo. Penso che Michael Fassbender sia un bravo attore, è stato un piacere vederlo nei panni di Harry Hole e, anche se durante la lettura immaginavo un volto diverso a Harry, non mi è dispiaciuto associargli quello del bel Michael. Sono rimasta, invece, un po’ delusa dalla scelta dell’attrice che ha interpretato Rakel Fauke: non discuto la bravura di Charlotte Gainsbourg (la Jane Eyre del film di Zeffirelli), ma non rispecchia molto la Rakel della mia immaginazione.
Per quanto riguarda la storia, invece, ho parecchio da ridire. Ho sempre pensato che sia più che giusto che la trama venga sintetizzata e modificata per questioni che riguardano il limite di tempo del film. In questo caso, però, credo che il lavoro di sintesi sia stato svolto piuttosto male. Per gran parte della storia si indaga su due persone piuttosto influenti della società norvegese. Il film, però, non riesce a trasmettere in maniera completa i motivi per cui questi individui sono sospettati. Si sospetterà del dottore Idar Vetlesen, fornendo come unica spiegazione il fatto che una delle vittime avesse un appuntamento clinico con lui; si indagherà anche sul famoso personaggio pubblico Arve Støp prendendo come motivazione il fatto che il poliziotto che precedentemente seguiva gli stessi casi a Bergen stava iniziando a sospettare di lui. Nel romanzo, invece, i motivi sono più razionali e vengono esposti in maniera più chiara. Credo che avrebbero fatto meglio a tagliare magari uno dei due sospettati e concentrarsi su uno soltanto dei due, fornendo però delle spiegazioni più chiare e comprensibili. Questa sarebbe stata una modifica che avrei ben gradito. Inoltre, è stato anche modificato in parte il motivo per cui l’assassino compie questi omicidi. Nel romanzo, infatti, ci viene spiegato che la madre dell’omicida aveva una relazione extraconiugale e che lui era il figlio dell’amante. Il problema dell’assassino, ciò che fa scattare in lui l’istinto omicida è proprio l’infedeltà della donna nei confronti del marito, per questo commette i vari omicidi. Nel film, invece, le sue motivazioni vengono mitigate, presentando allo spettatore una versione un po’ diversa: l’assassino del film commette i vari omicidi pensando che sia una sorta di vendetta per quei figli nati dai rapporti extraconiugali che non potranno mai vivere insieme al loro vero padre. Forse è una differenza che può sembrare piuttosto sottile, ma vi assicuro che invece è piuttosto sostanziale, almeno dal mio punto di vista. Tutto sommato, però, la narrazione prosegue comunque fino alla fine. Forse uno spettatore che non conosce il romanzo si perderà qualche dettaglio e qualche nome buttato lì senza spiegazione, ma riesce comunque a seguire in generale le indagini e appassionarsi alla cattura dell’assassino. Lo spettatore che conosce il romanzo, invece, potrebbe restarne abbastanza deluso (proprio come me).

Il mio consiglio conclusivo è sicuramente quello di leggere il romanzo. Jo Nesbø è entrato con prepotenza tra gli autori che più amo in assoluto e difficilmente io mi appassiono a scrittori contemporanei. Oltre a L’uomo di neve, consiglio di leggere anche gli altri e soprattutto in ordine di pubblicazione in Norvegia. Leggere le avventure di Harry dall'inizio, infatti, vi aiuterà ad entrare in empatia con lui in maniera completa e vi farà apprezzare di più le storie successive, perché le leggerete con la consapevolezza di ciò che è accaduto prima. Se non vi va di leggerli tutti, potete tranquillamente leggere soltanto L’uomo di neve o qualsiasi altro romanzo della serie, perché Nesbø riesce comunque a presentare il passato di Harry in ogni romanzo senza risultare noioso per chi lo conosce già e agevolando chi invece non ha letto i libri precedenti. Jo Nesbø merita davvero tutto il successo che è riuscito ad avere e questo romanzo è davvero uno dei migliori. Se volete poi vedere il film, fatelo pure, soprattutto perché gli attori sono davvero bravi (il bel Michael in primis, si nota che ho un debole per lui?), ma non rovinatevi la lettura del libro guardando prima il film.

Concludo questo lunghissimo articolo con due curiosità:
- La prima riguarda Michael Fassbender. L’attore ha infatti dichiarato in una recente intervista che dopo aver ottenuto il ruolo di Harry Hole si è incuriosito e ha cominciato a leggere i romanzi di Nesbø, apprezzandoli;
- La seconda riguarda, invece, proprio Jo Nesbø che, in una recente intervista per “la Repubblica”, ha dichiarato: “Ho venduto i diritti del libro, lasciando ad altri il compito di trarne il film, che ha un narratore diverso da me ed è una storia differente dalla mia. Non è una versione del mio romanzo, anche se un po’ gli somiglierà”. Queste parole convalidano la mia idea secondo la quale il prodotto cinematografico, pur essendo tratto da un libro, si diversificherà necessariamente da quello letterario soprattutto perché si tratta di due differenti medium e gli autori non sono affatto gli stessi (regista uno, scrittore l’altro).

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