domenica 4 marzo 2018

Recensione #10: Gli occhiali di Peter Pan di Nino Inzerillo

Gli occhiali di Peter Pan è il recente romanzo dello scrittore palermitano Nino Inzerillo, prequel de Il terremoto inventato.


Trama
Il romanzo si svolge a Palermo, durante le festività natalizie del 1994. Un giovane giornalista scopre casualmente che uno dei suoi docenti universitari è deceduto: i due non erano mai stati in buoni rapporti a causa di una presunta rivalità in amore, così decide di recarsi a casa sua. Il professore, però, non è realmente deceduto e da qui comincerà un confronto tra i due, andando alla ricerca del passato e di Ingrid, oggetto della loro rivalità. Incontreranno altre donne, come Anita, e un altro anziano docente, anch’egli connesso a loro. I tre personaggi scoprono di avere un legame, che viene manifestandosi mettendo insieme i vari pezzi recuperati dal passato.

Recensione
Questo romanzo conferma la bravura e le capacità di scrittura di Nino Inzerillo. Così come Il terremoto inventato si impone come una novità di un certo livello nel panorama letterario italiano, anche Gli occhiali di Peter Pan garantisce una lettura alternativa rispetto alle solite.
Il romanzo è narrato in prima persona, il protagonista-narratore si rivolge direttamente al lettore, facendolo sentire spettatore degli eventi raccontati, come se si svolgessero direttamente davanti ai suoi occhi. La lettura è scorrevole ed è anche molto piacevole incontrare le numerose similitudini, che rendono poetica la prosa già di per sé pulita e ricercata. Si può leggere, ad esempio: «il cuore […] aveva ripreso a battere, dapprima aritmicamente come il calpestio di una mandria di bufali impauriti da una scintilla di fuoco e poi sempre più dolcemente, come i rintocchi di mezzanotte di un’elegante pendola inglese in un salotto nobiliare».
Essendo il prequel della futura e definitiva trilogia (che diventa tetralogia con questo romanzo), non mancano i riferimenti a Il terremoto inventato e anche a Mi sono innamorato di Naomi Watts, rispettivamente il primo ed il secondo della trilogia. Uno di questi riferimenti al primo volume si ha in un dialogo tra il giovane giornalista ed il suo ex docente:

«[scrivo] lettere d’amore, complesse, sofferte, incomprensibili lettere d’amore» 
«Ne farà un romanzo?» 
«Mai! È più probabile che accada un evento terribile, dovrebbe scatenarsi un terremoto, perché io dia alle stampe il mio privato!» 
«E se non accade un sisma, perché non se ne inventa uno?».

Nel primo romanzo, lo scrittore ci delizia con dei meravigliosi riferimenti letterari ad altre opere e altri autori, riferimenti che tornano anche nel prequel citando autori come Gogol, Bulgakov e Cervantes. Un altro elemento presente nel primo libro e che ritroviamo anche in questo è la linea sottile che separa le esperienze autobiografiche da quelle inventate, linea che non è già stabilita, ma che ciascun lettore può decidere di posizionare dove gli pare più opportuno.

Ringrazio l’autore per avermi dato ancora una volta la possibilità di leggere uno dei suoi scritti e consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che vogliono approcciarsi a qualcosa di moderno ma non banale.

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