sabato 6 gennaio 2018

Libri e arte #1: Visitiamo insieme il Museo Guggenheim di Bilbao


Origin è il quinto capitolo della serie di Dan Brown con protagonista il professor Robert Langdon.
Come già sappiamo dai precedenti romanzi, Dan Brown è un grande esponente del genere action-thriller, in cui il protagonista deve risolvere una serie di misteri, raccogliere indizi e decifrare simboli per arrivare alla soluzione del caso. Nei romanzi di Dan Brown, tutto ciò si mescola spesso all’arte e alla letteratura: troviamo, infatti, riferimenti a Dante Alighieri in Inferno o a Leonardo nel suo più famoso bestseller Il codice Da Vinci

Anche in Origin non mancano questi riferimenti artistici e culturali, complice anche il fatto che il romanzo è ambientato in Spagna, culla di un immenso patrimonio di opere e monumenti.
Gli eventi fondamentali si svolgono inizialmente a Bilbao, sede del famosissimo museo Guggenheim, per poi spostarsi a Barcellona, tavolo da lavoro del noto architetto Antoni Gaudí. Inoltre, si fa riferimento ad alcuni luoghi nevralgici di Madrid, essendo coinvolta anche la famiglia reale spagnola, e di Budapest, sede di uno degli omicidi di questo romanzo.

Oggi andiamo proprio alla scoperta di alcune opere che incontriamo grazie alle avventure di Robert Langdon in questo libro, in particolare ci concentriamo sul Museo Guggenheim.

Il romanzo si apre con una sensazionale scoperta fatta dal futurologo Edmond Kirsch, allievo di Langdon molti anni prima. Kirsch scopre la risposta alle due domande che l’uomo si è sempre posto: “Da dove veniamo? Dove andiamo?” e la sua scoperta mina le basi di tutte le religioni del mondo. Per la sua presentazione pubblica, Kirsch sceglie come location l’avveniristico museo Guggenheim di Bilbao, dove invita i più illustri e influenti personaggi sociali, compreso il professor Langdon. Prima dell’annuncio, gli ospiti hanno l’opportunità di fare una visita guidata personalizzata tra le opere del museo e anche noi possiamo fare un piccolo tour virtuale seguendo Langdon e la sua guida Winston.


Il Guggenheim di Bilbao è un museo di arte contemporanea progettato dall’architetto Gehry ed inaugurato nel 1997.

All'ingresso del museo, la prima opera che Robert vede è Puppy, l’enorme cane fatto di acciaio, legno e terreno e ricoperto interamente di fiori. Realizzato dall'artista statunitense Jeff Koons, Puppy è un West Highland White Terrier alto circa tredici metri, è realizzato con 70.000 fiori e ha un sistema di irrigazione interno. Nasce nel 1992, prima dell’apertura del museo, ma, dopo l’inaugurazione, viene qui posto in maniera definitiva.
Ancora all'esterno, Langdon si trova ad osservare Maman, opera della scultrice franco-americana Louise Bourgeois. Si tratta di un ragno gigante realizzato nel 1999, alto quasi una decina di metri, e completo anche della sacca delle uova. Da una parte, l’opera è legata al ricordo della madre dell’artista (da qui il titolo Maman): la madre era, infatti, una tessitrice (proprio come i ragni) ed anche una figura positiva e difensiva, così come i ragni sono animali utili e protettivi contro le zanzare portatrici di malattie. Dall'altra parte, sul piano della simbologia rappresenta invece la superbia richiamando il mito di Aracne. Il mito racconta dell’abile tessitrice che ripeteva di essere migliore della dea Atena, protettrice delle arti: quest’ultima decise di sfidarla, ma Aracne le dava filo da torcere e perciò fu trasformata in ragno e costretta a tessere per tutta la vita a causa della sua spavalderia.

Sempre all'esterno, Robert si imbatte in un banco di nebbia, riuscendo a capire solo in un secondo momento che si tratta della strana installazione della giapponese Fujiko Nakaya dal titolo Fog che nasce grazie alla comparsa, in maniera artificiale, della nebbia su un ponte attraverso un sistema di tubature. È stata realizzata nel 1998, installata in modo permanente in una piscina esterna del museo ed il titolo – oltre che indicare la nebbia in lingua inglese – è anche un omaggio all'architetto che realizzò il Guggenheim di Bilbao, Frank O. Gehry.

Varcata la soglia del museo e guidato dalla voce di Winston nelle sue cuffiette, Langdon osserva alcune delle opere esposte all'interno.

Una delle più suggestive è Installation for Bilbao, della statunitense Jenny Holzer. L’artista, attraverso le sue opere realizzate grazie all'impiego della tecnologia, ha sempre avuto un forte impegno sociale e, nel caso di Bilbao, decide di sensibilizzare i visitatori sull'AIDS: nel 1997 realizza, dunque, nove strisce a led verticali sulle quali scorrono delle frasi come “I say your name” o “I save your clothes” in tre diverse lingue (basco, spagnolo e inglese).

Altre installazioni particolari che incontriamo seguendo Langdon sono quelle di Richard Serra, famoso scultore statunitense conosciuto soprattutto per le sue opere d’arte realizzate attraverso fogli di metallo. Le sue opere, infatti, incoraggiano il visitatore a girarvi intorno, entrarvi dentro o attraversarle. Snake, per esempio, realizzato per l’inaugurazione del museo, consiste in tre nastri d’acciaio: giocando con lo spazio negativo, i tre enormi nastri sinuosi creano l’illusione che si tratti di due serpenti in movimento. Torqued spiral fa parte delle opere più recenti dell’artista e fa
apparire il duro metallo come se fosse morbido e malleabile. Quest’opera (o serie di opere) in particolare invita i visitatori a girarvi intorno o entrarvi dentro, permettendo di osservarla da differenti punti di vista e dando l’apparenza di uno spazio in movimento (lo stesso Langdon vi entrerà su invito di Winston).


Un’altra installazione piuttosto curiosa è quella dell’artista cinese Cai Guo-Qiang dal titolo Head on. Quest’opera è stata realizzata nel 2006 per il Guggenheim di Berlino (ignoro il perché si trovi nel romanzo di Brown a Bilbao, forse in prestito in occasione di un’esposizione temporanea sull'artista). Qui vediamo 99 lupi che corrono tutti nella stessa direzione, seguendo probabilmente il capobranco. Questo, però, finisce con lo schiantarsi contro una parete in vetro e gli altri, seguendolo ciecamente, faranno la stessa fine. L’opera è un’allegoria della condizione umana, simboleggiando principalmente la passività degli individui che seguono pensieri e ideologie senza neanche porsi prima delle domande. Seguire passivamente la massa non è un corretto stile di vita, si rischia, infatti, di sbattere contro degli ostacoli imprevisti e non saperli aggirare : questo è ciò che vuole trasmettere l’artista.

Infine, incontriamo di nuovo Louise Bourgeois quando Robert e Ambra devono fuggire dopo l’assassinio di Kirsch. I due, infatti, attraversano una sala in cui sono esposte le opere dell’artista già citata dal titolo Cells. Langdon non ha il tempo di soffermarsi ad analizzarle, ma noi lo faremo. Si tratta di una serie di spazi architettonici (60 in totale e 28 quelli esposti a Bilbao) realizzati nel corso di circa vent'anni e che rappresentano diversi microcosmi: ciascuno di essi ha una sorta di recinto che separa l’interno del microcosmo in questione dall'esterno dell’opera. Ciascuna “stanza” è realizzata con differenti materiali (legno, vetro, marmo) e contiene vari oggetti (specchi, mobili, vestiti). Ogni cella rappresenta, infatti, una paura o un dolore: dolore emotivo o psicologico, paura del buio o di non essere accettati. Chi le osserva dovrà mettere in gioco sé stesso per comprendere e affrontare le paure riprodotte.


Il tour virtuale insieme a Robert termina qui, ma il Guggenheim di Bilbao conserva molte altre opere che vi invito a scoprire online dal sito oppure, perché no, facendo un bel viaggetto e una visita di persona ad uno dei musei di arte moderna e contemporanea più famosi al mondo.

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