venerdì 20 aprile 2018

Recensione #15: La Moleskine ritrovata di Nino Inzerillo

La Moleskine ritrovata è un romanzo di Nino Inzerillo.


Trama
Un vecchio taccuino, una piccola Moleskine nera, conservata per sedici lunghi anni in un cassetto. Nelle sue pagine una novella, scritta nel corso dei giorni, quelli che segnavano la frequentazione di una donna, che sembrava essere solo un ricordo, poi un sogno, uno di quelli che ti restituiscono la voglia di riprendere la stilografica e farne un romanzo vero. Un’altra tappa di quella che è, ormai, una vera e propria saga. Tutto ebbe inizio da un Terremoto Inventato, o forse no, non ti resta che leggere.

Recensione
Ci ritroviamo a parlare di Nino Inzerillo e della sua saga iniziata con Il terremoto inventato. Il capitolo in questione potrebbe essere considerato un romanzo breve o un racconto lungo. Qui ci viene narrato un episodio molto particolare: Nino decide di inviare il suo manoscritto a Pia, la donna che gli ha ispirato il racconto scritto sulla Moleskine del titolo, ma che non vede da ben sedici anni.  Potrebbe sembrare un gesto sconsiderato, ma proseguendo con la lettura riusciremo a trovare le risposte che cerchiamo. Pia è combattuta, non sa se accettare o meno la tacita richiesta che si nasconde dietro a quella banale e-mail ricevuta; Nino vive lo stesso stato d'animo, nonostante la pietra sia ormai stata lanciata, e non riesce a fare il passo successivo: arriveremo alla fine sperando di avere qualche pagina in più in cui trovare un'ultima risposta e ci troveremo di fronte ad un finale particolare che stuzzica maggiormente la nostra curiosità.

Siamo già abituati allo stile curato dell’autore, tanto che ritroviamo anche qui un linguaggio aulico ma non ostico e l’utilizzo di termini ricercati che rendono piacevole la lettura. Nonostante la scrittura sia superiore rispetto a quanto siamo abituati, ci troviamo tra le mani una lettura assolutamente scorrevole. In questo romanzo, in particolare, vi è anche un espediente che ne favorisce la fluidità e stuzzica ancora di più la curiosità del lettore: i capitoli, infatti, alternano il punto di vista di Nino con quello di Pia e, in questo modo, riusciamo anche a scoprire altre caratteristiche di Nino, espresse da un punto di vista differente da quello del protagonista.

Particolare è l’attenzione che l’autore-narratore pone alla condizione di scrittore e alle difficoltà che comporta: trovare una casa editrice disposta a pubblicare gli scritti, decidere di imboccare la via della pubblicazione indipendente, affrontare i problemi di marketing e pubblicità delle opere. Si tratta, effettivamente, della realtà che ogni scrittore affronta in maniera diretta e la scelta dell’autore di metterlo nero su bianco e parlarne direttamente con il suo lettore fa sì che quest’ultimo ne prenda reale consapevolezza.

Non mancano i riferimenti a svariati elementi culturali, elementi che fa sempre piacere ritrovare durante una lettura: da Dante a Bulgakov e da Mary Poppins a Harry Potter, ce n’è davvero per tutti i gusti. Infine, non si può non fare menzione della forte inter-testualità con gli altri capitoli della saga, ai quali troviamo riferimenti espliciti e diretti, soprattutto quando il narratore si rivolge apertamente al lettore. Vale la pena riportare un passaggio scritto dal punto di vista di Pia. La donna ha, infatti, appena acquistato e letto Il terremoto inventato e ne dà la sua opinione (che sarebbe semplicemente quella dell’autore stesso ma filtrata dalle emozioni del suo personaggio, una delle migliori autocritiche che si possano realizzare):
“Non ci vollero che un paio di giorni di intensa lettura, Nino confermava di avere talento, quella ammissione non le costava grandi sforzi e, poi, non lo avrebbe certo detto a lui. Era una storia narrata con la sintassi che è propria dell’inconscio, simbolismo che solo ad un occhio ignorante poteva apparire complesso o estremamente difficile da recepire, certo i termini erano, a volte, desueti, concetti che appartenevano alla psicologia, ma che, in quanto tali, non le erano sconosciuti. In sintesi, era un gran bel romanzo, anche se c’erano ancora delle istanze necrofile che appesantivano la narrazione, ma infine, si scorgeva la voglia di continuare a sperare. Era la narrazione della sempiterna lotta tra Eros e Thanatos.”
Ringrazio l’autore per avermi dato la possibilità di leggere anche questo capitolo della saga e vi consiglio di iniziare a leggerla se avete voglia di immergervi in una storia per nulla banale e narrata in modo non convenzionale.

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